Di seguito sono elencate le domande e le risposte più frequenti dei miei pazienti:
Il cross-linking corneale è una procedura molto semplice che prevede la semplice esposizione della cornea ai raggi ultravioletti di una particolare lampada dopo aver instillato varie volte nell’occhio delle gocce a base di una vitamina (Riboflavina). Si tratta di una procedura ambulatoriale.
Il cross-linking ha la funzione di bloccare il cedimento e l’assottigliamento strutturale della cornea. Non elimina il Cheratocono ma quasi sempre lo ferma. Non permette di eliminare gli occhiali. Molti pazienti però dopo il trattamento hanno una riduzione dell’astigmatismo e questo può permettergli poi di portare occhiali più leggeri. Alcuni pazienti inoltre dopo il trattamento riescono a portare più facilmente le lenti a contatto.
Non esiste un’età migliore per eseguire il trattamento. In linea generale una volta diagnosticato il Cheratocono e riscontrata la sua tendenza ad evolvere è indicato il cross-linking.
No, attualmente non sono riconosciuti fattori esterni che possano variare l’evoluzione del Cheratocono.
Sì, generalmente la gravidanza può contribuire ad accelerare l’evoluzione del Cheratocono
Il cheratocono generalmente tende a rallentare la sua progressione intorno ai 40, anche se non sempre questo accade. È fondamentale quindi tenere sotto controllo la sua evoluzione con la Topografia corneale.
Il cheratocono frusto è il primo stadio della patologia quando ancora non si sono manifestati i suoi sintomi.
La diagnosi di cheratocono nei primi stadi della malattia può non essere semplice ed immediata. Alcune volte una cornea può essere congenitamente asimmetrica o irregolare, oppure esserlo in seguito ad un trauma, oppure per l’uso smodato di lenti a contatto. Tale situazione può mettere il dubbio che si tratti di un cheratocono in formazione. Solo ripetuti controlli a distanza di tempo possono dirci se si tratta di un cheratocono per il fatto che generalmente questo, a differenza delle altre situazioni, tende a peggiorare. Una volta confermato il peggioramento è quindi la diagnosi di cheratocono, questo è il momento di intervenire con il cross linking corneale per stabilizzare la progressione.
No, tutte le procedure sottrattive (in cui si riduce lo spessore della cornea o la si indebolisce con incisioni) sono controindicate nel cheratocono, perché possono aggravare il problema dello sfiancamento del tessuto.
No, per fortuna oggi giorno le cure per il cheratocono sono molteplici ed efficaci. L’importante è rivolgersi ad un medico oculista specializzato sull’argomento che possa consigliare la soluzione più adeguata per risolvere il problema.
La vera causa del cheratocono oggi è sconosciuta. Sicuramente ci sono delle cause genetiche ed ereditarie.
Attualmente non esiste una cura che possa eliminare la malattia, ma esistono una serie di interventi, diversi a seconda dello stadio della malattia, che possono fermare il progredire della patologia e migliorare la capacità visiva.
Purtroppo non è possibile prevederà la velocità di progressione della malattia. Alcune regole però possono aiutarci a fare delle previsioni. Generalmente più è precoce la sua comparsa e più rapidamente tenderà a peggiorare. Dopo i 40 anni generalmente la sua progressione tende ad arrestarsi. La gravidanza tende a farlo peggiorare. L’abitudine di sfregarsi frequentemente ed energicamente gli occhi può farlo peggiorare.
Purtroppo il cheratocono può essere trasmesso geneticamente. Alcuni studi hanno dimostrato una modalità di trasmissione autosomica dominante con penetranza incompleta. Il che vuol dire che si può trasmettere ai figli con una probabilità variabile. Nello specifico la probabilità sembra essere circa del 5 %. Per tale motivo è buona regola far visitare i bambini già dall’età di 4 anni e poi controllarli periodicamente con particolare attenzione nel periodo della pubertà. È questo infatti il periodo in cui più frequentemente si comincia a manifestare il problema. Il medico oculista deve essere avvisato della presenza di un familiare affetto dal cheratocono in modo che il medico possa essere orientato ad eseguire gli esami necessari ed escludere la diagnosi.
Sì, dopo il cross linking è possibile riprendere l’uso delle lenti a contatto. Generalmente è sufficiente attendere un paio di mesi dall’intervento. Nel tempo molto spesso in seguito all’intervento la vista tende a migliorare è quindi anche la lente a contatto avrà bisogno di essere aggiornata.
Il più importante risultato del cross linking è la stabilizzazione della progressiva deformazione della cornea. Il rinforzo del collagene corneale determina, pertanto, una stabilizzazione delle condizioni visive. In quasi tutti i casi si assiste anche ad una lieve regolarizzazione dell’astigmatismo che si traduce anche in un lieve miglioramento della vista. In base a quanto detto si comprende che la condizione ideale di trattamento è costituita dagli stadi precoci del cheratocono in cui le manifestazioni più gravi non si sono ancora manifestate.
La cornea, come molti dei nostri tessuti è soggetta ad un rinnovamento delle sue componenti e della sua struttura nel tempo. Anche la struttura della cornea malata di cheratocono può tendere nel tempo a sostituire il collagene trattato con nuovo collagene meno resistente. I tempi però di questo processo sembrano essere molto lunghi, superiori ai 10 anni. Si deve tener presente inoltre che il cheratocono tende spontaneamente a fermare la sua evoluzione intorno ai 40 anni. Quindi potrebbe essere possibile che un cheratocono, comparso in età molto precoce e trattato con cross linking ad un età molto giovane, possa dopo molti anni dal trattamento riprendere a peggiorare. In questi casi un eventuale ritrattamento con cross linking risolverà definitivamente il problema.
È importante controllare tutti i parenti di primo grado di una persona affetta da cheratocono in quanto hanno circa il 5% di probabilità di esserne affetti anche loro. La componente genetica sembra essere molto importante nella trasmissione della malattia, si tratta di una eredità di tipo autosomico dominante con penetranza incompleta. La malattia sembra essere il risultato di alterazioni di più geni sui quali intervengono fattori ambientali. La causa del cheratocono rimane ancora poco chiara. Il fatto che questa patologia sia presente spesso in più membri della stessa famiglia ci lascia pensare ad un forte ruolo degli aspetti genetici ma non si sono ancora chiaramente identificati i geni responsabili.